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Ecco il ritmo frenetico del sangue
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Ecco il ritmo frenetico del sangue, quando gli azzurri tuonano a distesa, e qualsiasi colore si fa fiamma nell’urlo delle tempie. Ecco il cuor mio nella selvaggia ebbrezza di svincolare in esseri le forme disincantate a vortice di danza. Ecco i visi risolti in fiabe d’oro e in lievi organi d’ali. Ecco gli alberi in forsennate lingue contorcersi, balzar fra scoppiettii di verdi fiamme dalla terra urlante. E fra l’altre manie del mezzogiorno, ecco me, congelato in stella fissa, ch’esaspero l’antica aria di piaghe metalliche, sull’erba di corallo. (Pulsa il fianco del mare sul granito come un trotto infinito di cavallo).
[ Tratta da Terrestrità del sole, Firenze, Vallecchi, 1927 ]
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Franca Alaimo
- 15/12/2014 17:04:00
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Il sublime Onofri! Riporto un brano di una lettera inviata a Bice Sinibaldi, che diverrà poi sua moglie, il 24 marzo del 1914: "La poesia, te lo dicevo una volta, è un male, un male sublime, ma è prorio una malattia; è il sentirsi come esiliato e sperduto su questa terra fra gli uomini e linvocare straziato che si fa dal più profondo delle proprie viscere verso un altro mondo, ove tutto è sereno, chiaro, luminoso, musicale, avviluppante: il mondo delle visioni eterne, delle divine fantasie, della raggiunta liberazione, da questa carne che pesa." Giustamente scrive di essa Anna Dolfi: Onofri andava cercando nella poesia la possibilità (...) di confondersi in una tensione panica-sensuale nelle e dentro le cose, sino ai limiti di un candido sacrificio di sangue" (Introduzione a: Poesie edite e inedite", Longo Editore, 1982) Cosa dire di più? Questa poesia ne è unemozionante conferma.
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